Argumentos y libretos de óperas

“Pagliacci” de Ruggero Leoncavallo

Pagliacci (Payasos) es un drama en un prólogo y dos actos con música y libreto de Ruggero Leoncavallo (Nápoles, 1857 – Montecatini Terme, 1919).

Se estrenó en el Teatro Dal Verme de Milán el 21 de mayo de 1892. En Buenos Aires se estrenó en el desaparecido Teatro de la Ópera el 20 de junio de 1893 y el Teatro Colón lo ofreció en su temporada inaugural de 1908.

Personajes

  • CanioJefe de la troupe (Pagliaccio, esposo de Colombina) — tenor
  • NeddaEsposa de Canio (Colombina, esposa de Pagliaccio)soprano
  • SilvioCampesino, amante de Nedda — barítono
  • TonioEl bobo (Taddeo, sirviente de Colombina) — barítono
  • BeppeActor (Arlequín, amante de Colombina) — tenor
  • Aldeanos y campesinos — coro

Libreto en italiano y español

La obra relata la tragedia de un esposo celoso y su esposa en una compañía teatral de la comedia del arte. La acción se sitúa en Montalto di Calabria (Italia) en la tarde del 15 de agosto alrededor del año 1865-1870.

ATTO I
(Un bivio di strada in campagna
all'entrata di un villaggi. Si sentono
squilli di tromba stonata alte Mantisi
con dei colpi di cassa, ed insieme 
risate, grida allegro, foschi di monelli 
e vociate che vaneo apppressandosi
Attirati dol sueno i contadini di ambo 
i sessi in abito da festa accorrono,
mentre Tonio, anoiato d'olla folla che
arriva, si sdraia dinanzi al teatro. Son
tre ore dopo mezzogiorno, il sol 
d'agosto splende cocente)

CORO Dl UOMINI E Dl DONNE
(Arrivando poco a poco)
Eh...! Son qua! 
Son qua! Ritornano.
Pagliacci è là!
Tutti io seguono, grandi e ragazzi 
e ognun applaude ai motti, ai lazzi 
ed egli serio saluta e passa 
e torna a battere sulla gran cassa. 
Ehi! Ehi! Sferza l'asino, 
bravo Arlecchino! 
Son quà! Son quà! 
Già fra le strida i monelli 
in aria gittano i cappelli!

CANIO
(Di dentro)
Itene al diavolo!

BEPPE
(Di dentro)
To! To! Birichino!

CORO 
In aria gittano i cor cappelli diggià. 
Fra strida e sibili diggià... 
Ecco il carretto! Indietro... 
Arrivano! Che diavolerio! 
Dio benedetto! 
Arrivano! Indietro!

(Arriva una pittoresca carretta dipinta 
a vari colori e brata da un asino che
Beppe, in abito da Arlecchino guida 
a mano. Sul devanti della carretta e
sdraiata Nedda, e sul dietro della
carretta e Canio, in piedi, in costume 
da Pagliaccio, che botte la gran cassa)

TUTTI
Sei de' pagliacci.
Tu i guai discacci
col lieto amor.
E viva! Son qua!

CANIO
Grazie...

CORO
Bravo!

CANIO
Vorrei...

CORO
E lo spettacolo?

CANIO
Signori miei!

TUTTI
Uh! Ci assorda! 
Finiscila.

CANIO
Mi accordan di parlar?

TUTTI 
Oh! Con lui si dee cedere,
tacere ed ascoltar.

CANIO
Un grande spettacolo 
a ventitré ore 
prepara il vostr'umile 
e buon servitore. 
Vedrete le smanie 
del bravo Pagliaccio 
e come ei si vendica 
e tende un bel laccio. 
Vedrete di Tonio 
tremar la carcassa,
e quale matassa 
d'intrighi ordirà. 
Venite, onorateci 
Signori e Signore. 
A ventitrè ore!

TUTTI
Verremo, e tu serbaci 
il tuo buon umore. 
A ventitrè ore!

(Tonio si avanza per aiutar Nedda 
a scender do carretto, ma Canio, 
che è già saltato giù, dà un ceffone
dicendo)

CANIO
Via di li.

DONNE
(Ridendo)
Prendi questo, bel galante!

RAGAZZI
(Fischiando)
Con salute!

TONIO
(Fra sè)
La pagherai! Brigante!

CONTADINO
(A Canio)
Di, con noi vuoi bevere
un buon bicchiere sulla crocevia? 
Di' ,vuoi tu?

CANIO
Con piacere.

BEPPE
Aspettatemi; 
anch'io ci sto!

CANIO
Di Tonio, vieni via?

TONIO 
lo netto il somarello. 
Precedetemi.

CONTADINO
(Ridendo)
Bada, Pagliaccio, 
ei solo vuol restare 
per fer la corte a Nedda.

CANIO
(Ghignando, ma con cipiguo)
Eh! Eh! Vi pare?

(Tra il serio e l'ironico)

Un tal gioco, credetemi,
e meglio non giocarlo con me, 
miei cari; e a Tonio, 
e un poco a tutti or parlo
il teatro e la vita 
non son la stessa cosa

E se lassù Pagliaccio 
sorprende la sua sposa 
col bel galante in camera, 
fa un comico sermone, 
poi, si calma ed arrendesi 
al colpi di bastone! 
Ed il pubblico applaude, ridendo
allegramente . 
Ma se Nedda sul serio sorprendessi, 
altramente finirebbe la storia,
com'è ver che vi parlo. 
Un tal gioco, credetemi, 
e meglio non giocarlo.

NEDDA
(Fra sè)
Confusa io son!

CONTADINI
Sul serio pigli dunque la cosa?

CANIO
Io?. Vi pare! Scusatemi, 
adoro la mia sposa!

(Si ode un suono di comamusa)

RAGAZZE 
I zampognari! I zampognari!

UOMINI 
Verso la chiesa vanno i compari.

(Le campana suonano a vespro)

I VECCHI 
Essi accompagnano la comitiva 
che a coppie al vespero sen va giuliva. 

DONNE
Andiam. La campana 
ci appella al Signore.

CANIO
Ma poi, ricordatevi: 
A ventitrè ore!

CORO
Andiam, andiam! 
Don, din, don, din. suona vespero, 
ragazze e garzon, 
a coppie al tempio affrettiamoci, 
c'affrettiam! Din. don! 
diggià i culmini. 
Don, din, vuol baciar. 
Le mamme ci adocchiano, 
attenti, compar. 
Don, din. Tutto irradiasi 
di luce e d'amor. 
Ma i vecchi sorvegliano, 
gli arditi amador. 
Don, din, ...

(Durante il cor, Canio entra dieta al
teatro e va a lasciar la sua giubba 
da Pagliaccio; poi, ritorna, e dopo 
aver fiotto, sorridendo, un cenno 
d'addio a Nedda, parte con Beppe e
dunque o sei contadini Nedda rimane
sola)
		
NEDDA
Qual fiamma avea nel guardo.
Gli occhi abbassai 
per tema ch'ei leggesse
il mio pensier segreto.
Oh! S'ei mi sorprendesse,
brutale come egli e. 
Ma basti, or via;
son questi sogni paurosi e fole!
O che bel sale di mezz'agosto!
lo son piena di vita e, tutta illanguidita
per arcano desio, non so che bramo!

(Guardando in cielo)

Oh! Che volo d'augelli, e quante strida! 
Che chiedon? 
dove van? 
Chissà?
La mamma mia, 
che la buona ventura annunciava
comprendeva il lor canto 
e a me bambina cosi cantava: 
Huí! Stridono lassù, liberamente 
lanciati a voi come frecce, gli augel. 
Disfidano le nubi e il sol cocente, 
e vanno, e vanno per le vie del ciel. 
Lasciateli vagar per l'atmosfera 
questi assetati di azzurro e di splendor; 
seguono anch'essi un sogno, una chimera 
é vanno, é vanno fra le nubi d'or. 
Che incalzi il vento e latri la tempesta,
con l'ali aperte san tutto sfidar; 
la pioggia, i lampi..., nulla mai li arresta, 
é vanno, é vanno sugli abissi e i mar.
Vanno laggiù verso un paese strano 
che sognan forse e che cercano invan. 
Ma i boemi del ciel seguon l'arcano 
poter che li sospinge, e van, e van!

(Tonio, durante la canzone, é 
entrammo ed ascolta beata; Nedda, 
finta la canzone, lo scorge)

Sei la! Credea che te ne fossi andato.

TONIO
E colpa del tuo canto. 
Affascinato io mi beava!

NEDDA
Ah! Ah! Quanta poesia!

TONIO
Non rider, Nedda.

NEDDA
Va, va all'osteria

TONIO
So ben che difforme conforto son io; 
che desto soltanto lo scherno e l'orror, 
eppure ha il pensiero un sogno, un desio, 
e un palpito il cor! 
Allor che sdegnosa mi passi d'acanto,
non sai tu che pianto mi spreme il dolor 
perché, mio malgrado, 
subito ho l'incanto... 
M'ha vinto l'amor! 
Oh, lasciami, lasciami or dirti... 
Oh, lasciami, lasciami or dirti...

NEDDA
Che m'ami? 
Ha tempo a ridirmelo 
stasera, se il brami 
facendo le smorfie 
colà sulla scena.

TONIO
Non rider, Nedda.

NEDDA 
Tal pena ti puoi risparmiar?

TONIO 
No, é qui che voglio dirtelo, 
e tu m 'ascolterai, 
Che t'amo e ti desidero, 
e che tu mai sarai!

NEDDA
Eh! Dite, mastro Tonio! 
La schiena oggi vi prude, o una tirata 
d'orecchi é necessaria 
al vostro ardor?

TONIO
Ti beffi? Sciagurata! 
Per la croce di Dio, bada che puoi 
pagarla cara!

NEDDA
Tu minacci? Vuoi 
che vado a chiamar Canio?

TONIO
Non prima ch'io ti baci.

NEDDA
Oh, bada!

TONIO
(Avanzandosi ed aprendo le braccia 
per ghermirla)
Oh, tosto sarai mia!

NEDDA
(Afferra la frusta lasciata da Beppe 
e da un colpo in faccia a Tonio)
Miserabile!

TONIO
(Da un urlo e retrocede)
Per la Vergin pia di mezz'agosto, 
Nedda, lo giuro, me la pagherai!

(Tonio esce, minacciando)

NEDDA 
Aspide! Va. 
Tu sei svelato ormai, 
Tonio, lo scemo. 
Hai l'animo. 
Siccome il carpo taro difforme, lurido!

(Entra Silvio che chiama 
a bassa voce)

SILVIO
Nedda!

NEDDA 
Silvio! A quest'ora! 
Che imprudenza!

SILVIO 
Ah, bah! 
Sapea ch'io non rischiavo nulla.
Canio e Beppe da lungi a la taverna 
ho scorto! 
Ma prudente per la macchia 
a me nota qui ne venni.

NEDDA
E ancora un poco 
in Tonio t'imbattevi.

SILVIO
Ah! Tonio, il gobbo!

NEDDA
Lo scemo é da temersi: 
m'ama. 
Or qui me disse, 
e nel bestiale delirio suo, 
baci chiedendo, 
ardiva correr su me.

SILVIO
Per Dio!

NEDDA
Ma con la frusta
del cane immondo la foga calmai.

SILVIO
E fra quest'ansie in eterno vivrai;
Nedda, Nedda, 
decidi il mio destin... 
Nedda, Nedda, rimani! 
Tu il sai, la festa ha fin 
e parte ognun domani. 
Nedda, Nedda! 
E quando tu di qui sarai partita 
che addiverrà di me, della mia vita?

NEDDA
Silvio!

SILVIO 
Nedda, Nedda, rispondimi. 
Se é ver che Canio non amasti mai,
se é vero che t'è in odio 
il ramingare e il mestier che tu fai, 
se l'immenso amor taro una fola non é, 
questa notte partiam! 
Fuggi, Nedda, con me.

NEDDA 
Non mi tentar! 
Vuoi tu perder la vita mia? 
Taci, Silvio, non più. E delirio, e follia! 
lo mi confido a te cui diedi il cor 
non abusar di me, del mio febbrile amor! 
Non mi tentar! 
Pietà di me! 
Non mi tentar!

SILVIO
Deh, vien! 
Ah! Fuggi con me! Deh, vien! 
No, più non m'ami!

TONIO
(Scorgendoli, a parte)
T'ho colta, sgualdrina!

NEDDA
Si; t'amo, t'amo!

SILVIO
E parti domattina? 
E allor perché, di', tu m'hai stregato 
se vuoi lasciarmi senza pietà? 
Quel bacio taro perché me l'hai dato 
fra spasmi ardenti di voluttà? 
Se tu scordasti l'ore fugaci 
io non lo posso, e voglio ancor 
que' spasmi ardenti, que' caldi baci 
che tanta febbre m'han messo in cor!

NEDDA 
Nulla scordai, sconvolta e turbata, m'ha 
questo amor che nel guardo ti sfavilla. 
Viver voglio a te avvinta, affascinata, 
una vita d'amor, calma e tranquilla. 
A te mi dono; su me solo impera 
ed io ti prendo e m'abbandono intera. 

NEDDA E SILVIO
Tutto scordiam!

NEDDA
Negli occhi mi guarda! mi guarda! 
Baciami, baciami! 
Tutto scordiamo!

SILVIO
Verrai?

NEDDA
Si, baciami

NEDDA, SILVIO
Si; ti guardo e ti bacio. 
T'amo! T'amo!

(Mentre Nedda e Silvio si avviano verso
il muricciolo, amavano furtivamente
Canio e Tonio)

TONIO
Cammina adagio e li sorprenderai. 

SILVIO
Ad alta notte laggiù mi terrò.
Cauta discendi e mi ritroverai.

(Silvio scovata il muro)

NEDDA
A stanotte, 
e per sempre tua sarò! 

CANIO
Oh!

NEDDA
Fuggi!

(Canio anch'esso scavalca il muro 
e insegue Silvio)

Aiutalo, Signor!

CANIO
(Fuori scena)
Vile! T'ascondi!

TONIO
(Ridendo cinicamente)
Ah...! Ah...!

NEDDA
Bravo! Bravo, master Tonio...!

TONIO
Fo quello che posso!

NEDDA
E quello che pensavo!

TONIO
Ma di dar assai meglio non dispero.

NEDDA
Mi fai schifo e ribrezzo.

TONIO
Oh, non sai come lieto ne son!

(Canio ritorna, asciugandosi il sudore)

CANIO
(Con rabbia)
Derisione e scherno! 
Nulla! Ei ben lo conosce quel sentier. 
Fa lo stesso, 
poiché del drudo il nome 
or mi dirai.

NEDDA
Chi?

CANIO
(Furente)
Tu, pel Padre Eterno!

(Cavando dalla cinta lo stiletto)

E se in questo momento qui scannata
non l'ho gli, é perché pria di lordarla
nel taro fetido sangue, o svergognata,
codesta lama io va' il suo nome. 
Parla!

NEDDA
Vano é l'insulto. 
E muto il labbro mio.

CANIO
Il nome, il nome, 
non tardare, o donna!

NEDDA
Non lo dirò giammai

CANIO
(Slanciandosi furente col pugnale
alzato)
Per la Madonna!

(Beppe entra e trappa il pugnale 
da Canio)

BEPPE 
Padron! Che tate! 
Per l'amor di Dio! 
La gente esce di chiesa 
e allo spettacolo qui muove. 
Andiamo..., via, calmatevi! 

CANIO
(Dibattendosi)
Lasciami, Beppe. 
Il nome, il nome! 

BEPPE
Tonio, vieni a tenerlo. 
Andiamo, arriva il pubblico

(Tonio prende Conio per mano, 
mentre Beppe si volge a Nedda)

Vi spiegherete. E voi di li tiratevi, 
andatevi a vestir. 
Sapete, Canio 
é violento ma buono.

(Spinge Nedda sotto la tenda e 
scompare con essa)

CANIO
Infamia! Infamia!

TONIO 
Calmatevi, padrone. 
E meglio fingere; 
il ganzo tornerà. 
Di me fidatevi; io la sorveglio. 
Ora facciam la recita. 
Chissà ch'egli non venga allo spettacolo 
e si tradisca! Or via! 
Bisogna fingere per riuscir.

BEPPE
(Rientra)
Andiamo, via vestitevi padrone. 
E tu, batti la cassa, Tonio.

(Tonio e Beppe escono, ma Canio
rimane in scena accasciato)

CANIO
Recitar! 
Mentre preso del delirio non so più 
quel che dice e quel che faccio!
Eppur... e d'uopo... sforzati!
Bah, se' tu forse un uom!
Tu se' Pagliaccio!
Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua,
e se Arlecchin t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e il dolore...
Ridi, Pagliaccio, sul taro amore infranto! 
Ridi del duol 
che t'avvelena il cor!

(Entra commosso sotto la tenda)


ACTO I
(Un cruce de caminos a la entrada 
de una aldea. Se oyen estruendos de
tromba que alternan con los golpes  
de tambor, y carcajadas, gritos de
alegre expectación. Atraídos por el
sonido, los campesinos con trajes de
fiesta, acuden corriendo; mientras,
Tonio, aturdido por el gentío que 
va llegando, se adelanta frente al
teatro. Son las tres de la tarde. El 
sol de agosto brilla esplendoroso
con todo ardor)

CORO
(Llegando poco a poco)
¡Eh...! ¡Ya están aquí! ¡Vuelven!
¡Ahí está el Payaso!
Todos les siguen, 
mayores y muchachos 
y todos aplauden sus pullas y motes,
y, él, serio, saluda y pasa 
y vuelve a batir la piel del tambor. 
¡Ehi! ¡Ehi! 
¡Dale al asno, simpático Arlequín! 
¡Ya están aquí! ¡Aquí están! 
¡Ya, entre la barahúnda, 
los chavales arrojan al aire sus gorras!

CANIO
(Desde dentro)
¡Idos al diablo!

BEPPE
(Desde dentro)
¡Toma! ¡Toma! ¡Tunante!

CORO 
Al aire tiran todos sus gorras, 
silbando y gritando... 
¡Ahí está el carro! ¡Atrás...! 
¡Ya llegan! ¡Qué jaleo del diablo!
¡Dios bendito! 
¡Ya llegan! ¡Atrás...!

(Llega una pintoresca carreta
pintada de varios colores y tirada
por un asno que, Beppe, vestido de
Arlequín, guía con la mano. En la
parte delantera Nedda, y a la
derecha, Canio, a pie, vestido de
Payaso, batiendo el tambor)

TODOS
Sois los payasos. 
Ahuyentáis las preocupaciones 
con vuestro buen humor. 
¡Viva! ¡Aquí están!

CANIO
Gracias...

CORO
¡Bravo!

CANIO
Quisiera...

CORO
¿Y el espectáculo?

CANIO
¡Señores míos!

TODOS
¡Uh! Nos ensordece. 
¡Termina de una vez!.

CANIO 
¿Me permiten hablar?

TODOS
¡Oh! Con él se debe ceder,
¡callar y escuchar!

CANIO 
Un gran espectáculo
a las once de la noche, 
prepara vuestro humilde
y buen servidor. 
Verán los desvaríos 
del buen Payaso 
y cómo se venga 
y tiende una buena trampa. 
Verán a Tonio 
temblar todo su gran cuerpo
y, qué urdimbre 
de intrigas tejerá. 
Venid, honradnos 
Señoras y señores. 
¡A las once!

TODOS 
Vendremos y, tú, 
conserva tu buen humor. 
¡A las once!

(Tonio se adelanta para ayudar a
Nedda a bajar de la carreta pero
Canio que ha bajado de un salto, 
le da un empellón, diciendo

CANIO
¡Fuera de ahí!

MUJERES
(Riendo)
¡Toma eso, bello galán!

CHICOS
(Silbando)
¡Con salud!

TONIO
(Para sí)
¡Me las pagarás! ¡Bribón!

CAMPESINO
(A Canio)
Dime, ¿con nosotros quieres beber
un buen vaso en el cruce?
Di, ¿quieres?

CANIO 
Con mucho gusto.

BEPPE
Esperadme; 
¡yo también voy!

CANIO 
Di, Tonio, ¿te vienes?

TONIO
Voy a limpiar el burro, 
¡id vosotros delante!

CAMPESINO
(Riendo)
Cuidado, Payaso, 
él quiere quedarse solo
para hacerle la corte a Nedda.

CANIO
(Guiñando, pero con ceño)
¡Eh! ¡Eh! ¿Eso os parece?

(Entre serio e irónico)

Un juego así, créanme, 
es mejor no jugarlo conmigo, 
queridos míos; y, a Tonio y, 
un poco a todos, ahora digo 
que el teatro y la vida 
no son la misma cosa.

Y, si ahí abajo, Payaso 
sorprende a su esposa 
con el bello galán en la alcoba, 
le hace un cómico sermón, 
luego se calma y se arredra 
¡a golpes de bastón! 
Y, el público, aplaude, riendo.
Pero si a Nedda, en serio,
sorprendiese, de muy otra forma 
terminaría la historia,
como que es verdad que les hablo: 
Un juego así, créanme, 
¡es mejor no jugarlo conmigo!

NEDDA
(Para sí)
¡Me pone enferma!

CAMPESINOS
¿Tan en serio te tomas la cosa?

CANIO 
¿Yo? ¿Les parece? 
Discúlpenme, adoro a mi esposa.

(Se oye un sonido de gaitas)

MUCHACHAS 
¡Los gaiteros! ¡Los gaiteros!

HOMBRES 
Hacia la iglesia van los compadres.

(Las campanas suenan a vísperas)

VIEJOS 
Acompañan la comitiva de parejas
que van a las vísperas. 

MUJERES 
¡Vamos!
La campana nos llama al Señor.

CANIO 
Y, después, recuerden: 
¡A las once!

CORO
¡Vamos! ¡Vamos! 
Don, din, don, din. Suenan a vísperas, 
chicas y chicos, en parejas,
apresurémonos al templo. 
¡Apresurémonos! ¡Din, don! 
Allá, a lo lejos, el sol 
don, din, quiere besar las cumbres... 
Las madres nos observan. 
¡atentos, compadres! 
Don, din. Todo se llena 
de luz y de amor. 
Aunque los viejos vigilan 
al ardiente amante... 
Don, din, ...

(Mientras está el coro, Canio se va a
la trasera del teatro para ponerse su 
casaca de Payaso; luego, vuelve y, 
después de haber hecho, sonriendo, 
un gesto de adiós a Nedda, se va, 
con Beppe y cinco o seis campesinos.
Nedda se queda sola)

NEDDA
¡Qué fuego tenia en la mirada!
Bajé mis ojos para que no pudiese
leer en ellos mi secreto.
¡Oh! Si me sorprendiese...
¡con lo brutal que es! 
Bueno, ya basta; vamos...
¡estos sueños son locuras pavorosas!
¡Oh! ¡Qué bello es este sol de agosto!
Yo, plena de vida y, toda lánguida
por un deseo desconocido..., 
¡no sé qué es lo que quiero!

(Mirando al cielo)

¡El vuelo de los pájaros, qué bullicio!
¿Qué buscan? ¿Dónde van? 
¿Quién lo sabe?
Mi madre, que la buena ventura sabía, 
comprendía su canto y, a mí, de niña,
me cantaba así: 
¡Trinan allá arriba libres como saetas!
Desafían a las nubes y al sol.
Dejadlos que vaguen por la atmósfera
sedientos de azul y de esplendor;
siguen, también ellos, una quimera,
un sueño, volando entre nubes de oro.
Que los acose el viento y la tormenta,
con sus alas abiertas, lo desafían todo:
la lluvia, los relámpagos...; 
nada les detiene,
y vuelan sobre simas y mares.
Se van hacia allí arriba, 
hacia un país extraño 
con el que sueñan, quizá, 
y que buscan, en vano.
Pero esos bohemios del cielo 
siguen al arcano poder 
que les impulsa sin cesar. ¡Y se van!...

(Tonio, mientras ella canta, ha
entrado y la escucha. Nedda, una 
vez termina la canción, lo percibe)

¿Estás ahí? Creí que te habías ido.

TONIO 
La culpa es de tu canto. 
¡Me complació, fascinado!

NEDDA 
¡Ja, ja ¡Cuánta poesía!

TONIO 
¡No te rías, Nedda!

NEDDA 
¡Vete, vete a la taberna!

TONIO 
Sé bien que soy deforme, 
que sólo suscito burla y horror,
aunque mi alma acoge un sueño, 
un deseo... y, mi corazón, un latido... 
Cuando desdeñosa pasas por mi lado, 
no sabes qué doloroso llanto siento,
porque, para desgracia mía, 
me ha envuelto tu hechizo... 
¡Me ha vencido el amor! 
¡Oh, déjame decirte...! 
¡Oh, déjame decirte...!

NEDDA
¿Que me amas? 
Tienes tiempo de decírmelo otra vez, 
esta noche, si lo deseas, 
cuando representes tus melindres 
ahí, en escena.

TONIO
¡No te rías, Nedda!

NEDDA
¡Esa pena te la puedes ahorrar!

TONIO 
No; aquí es donde quiero decírtelo, 
y tú me vas a escuchar:
¡Que te amo y te deseo
y, que tú, mía serás!

NEDDA
¡Eh! ¡Diga, maestro Tonio!
¿Es que te duele la espalda
o necesitas que te tiren de las orejas
para calmar ese ardor?

TONIO
¿Te burlas? ¡Desgraciada!
Por la cruz de Dios, ten cuidado, 
que la puedes pagar cara!

NEDDA
¿Me amenazas? 
¿Quieres que vaya a llamar a Canio?

TONIO
¡No antes de que te bese!

NEDDA
¡Oh, cuidado!

TONIO
(Adelantándose y abriendo los 
brazos para estrecharla)
¡Oh! ¡Vaya si serás mía!

NEDDA
(Agarra la fusta que ha dejado Beppe
y le da un golpe en la cara a Tonio)
¡Miserable!

TONIO
(Retrocede, gritando)
¡Por la Virgen de Agosto,
Nedda, te juro que me las pagarás!

(Sale Tonio, amenazando)

NEDDA
¡Áspid! ¡Vete! 
¡Ya te has descubierto:
Tonio, el tonto. Tienes valor...
¡Tanto como tu cuerpo, 
deforme y asqueroso!

(Entra Silvio, que la llama 
en voz baja)

SILVIO
¡Nedda...!

NEDDA
¡Silvio! ¡A estas horas! 
¡Qué imprudencia!

SILVIO
¡Ah! ¡Bah! 
Sabía que no arriesgaba nada. 
Canio y Beppe están en la taberna;
¡los he visto! 
Pero a pesar de todo he venido,
sigiloso, por el bosque.

NEDDA
Si llegas antes, 
hubieras visto a Tonio.

SILVIO 
¡Ah! ¡Tonio, el jorobado!

NEDDA 
¡El jorobado es peligroso!
Me ama. 
Ahora y aquí mismo me lo ha dicho
y, en su delirio animal, 
pidiendo besos, 
ardía y se me abalanzaba.

SILVIO
¡Por Dios!

NEDDA
Pero con la fusta apagué el ansia
de ese can inmundo.

SILVIO
¿Y, entre esas angustias, 
vivirás siempre?
Nedda, Nedda, 
decide tú mi destino... 
Nedda, Nedda, quédate... 
Lo sabes, la fiesta termina 
y todos se marchan mañana. 
Nedda, Nedda, cuando te hayas ido... 
¿qué será de mí, de mi vida?

NEDDA
¡Silvio!

SILVIO
Nedda, Nedda, respóndeme.
Si es cierto que no amas a Canio,
si odias la vida de cómico ambulante,
si tu amor inmenso 
no es sólo locura pasajera,
¡vayámonos esta noche! 
¡Huye, Nedda, conmigo!

NEDDA
¡No me tientes! 
¿Quieres perder mi vida? 
Calla, Silvio... ¡Es delirio, es locura!
Me confío a ti,
¡a ti, a quien he dado el corazón!
¡no abuses de mi, de mi febril amor!
¡No me tientes! ¡Ten piedad de mí!
¡No me tientes!

SILVIO
¡Venga, ven! ¡Ah! 
¡Huye conmigo! ¡Vamos! ¡Ven! 
¡No, ya no me amas!

TONIO
(Oyéndoles, aparte)
¡Te he cogido, putita!

NEDDA
Sí, te amo... ¡Te amo!

SILVIO
¿Y te vas mañana? 
¿Por qué, dime, me has hechizado
y quieres abandonarme, sin piedad?
Ese beso ¿por qué me lo diste entre
espasmos de ardiente voluptuosidad?
Si has olvidado las horas fugaces;
yo no puedo, y quiero volver a sentir
esos espasmos y esos cálidos besos
que tan hondo calaron en mi corazón.

NEDDA 
Nada he olvidado, convulsa me tiene
ese amor que hay en tu mirada... 
Vivir quiero junto a ti, una vida 
de amor, pausada y tranquila. 
A ti me entrego; sólo a ti.
¡y yo te tomo y me abandono entera!

NEDDA, SILVIO 
¡Olvidemos todo!

NEDDA
¡Mírame a los ojos! ¡Mírame!
¡Bésame! ¡Bésame! 
¡Olvidémonos de todo!

SILVIO
¿Vendrás?

NEDDA
Sí, ¡bésame!

NEDDA, SILVIO
Si. Te miro y te beso. 
¡Te amo! ¡Te amo!

(Mientras Nedda y Silvio 
van hacia el muro, llegan, 
furtivamente, Canio y Tonio)

TONIO
Camina despacio y los sorprenderás.

SILVIO
A medianoche, estaré allí.
Baja con cautela; allí me encontrarás.

(Silvio escala el muro)

NEDDA
¡Hasta esta noche!. 
¡Seré tuya por siempre!

CANIO
¡Oh!

NEDDA
¡Huye!

(Canio asciende por el muro 
y persigue a Silvio)

¡Ayúdalo, Señor!

CANIO
(Fuera de la escena)
¡Vil! ¡Te escondes!

TONIO
(Riendo, cínicamente)
¡Ja...! ¡Ja...! ¡Ja...!

NEDDA
¡Bravo! ¡Bravo, maestro Tonio! 

TONIO
¡Hago todo lo que puedo! 

NEDDA
¡Eso es lo que pensaba yo!

TONIO
Pero, de hacerlo mejor, no desespero.

NEDDA
¡Me das asco y repugnancia!...

TONIO
¡Oh! ¡No sabes cómo me alegro!

(Canio vuelve, enjugándose el sudor)

CANIO
(Con rabia)
¡Burla y escarnio! 
¡Nada! Bien conoce él ese sendero. 
¡Pero es lo mismo, 
pues de ese canalla el nombre 
me vas a decir ahora mismo!

NEDDA
¿Quién?

CANIO
(Furioso)
¡Tú! ¡Por el Padre Eterno!

(Sacando el estilete de su correa) 

Y si ahora mismo, desvergonzada,
no te mato, es porque quiero, 
antes de ensuciar este puñal 
en tu fétida sangre, saber su nombre.
¡Habla!

NEDDA
¡Es inútil el insulto! 
¡Mudos están mis labios!

CANIO
El nombre, el nombre... 
¡Vamos, mujer!

NEDDA 
¡No lo diré jamás!

CANIO
(Abalanzándose, furioso, 
con el puñal alzado) 
¡Por la Virgen!

(Beppe entra y le quita 
el puñal a Canio) 

BEPPE 
¡Amo, Qué hace? 
¡Por amor de Dios! 
La gente sale de la iglesia 
y viene hacia aquí, al espectáculo.
Vámonos..., vamos, ¡cálmese! 

CANIO
(Desasiéndose) 
Déjame, Beppe. 
¡El nombre! ¡El nombre!

BEPPE 
¡Tonio, ven a retenerlo!
¡Vamos, llega el público!

(Tonio coge por la mano a Canio;
mientras, Beppe dice a Nedda:)

Y usted váyase a vestir, 
¡Váyase de aquí.!
Sepa que Canio 
es violento pero bueno.

(Empuja a Nedda dentro de la tienda
y desaparece de escena, con ella)

CANIO
¡Infamia! ¡Infamia!

TONIO
Cálmese, amo. Es mejor fingir;
el pájaro volverá. 
¡Fíese de mi; yo la vigilo!
Ahora, hagamos la comedia.
Quién sabe si no vendrá, incluso, 
al espectáculo y se delate.
Ahora, ¡vámonos! 
Es necesario fingir para vencer.

BEPPE
(Entrando de nuevo)
Vamos, vístase amo. 
Y tú, toca el tambor, Tonio.

(Tonio y Beppe salen pero, Canio 
se queda en escena, desanimado)

CANIO
¡Declamar! Mientras preso del delirio
no sé ya qué digo ni qué hago!
Y, sin embargo,... es necesario... 
que te esfuerces!
¡Bah! ¿Eres o no un hombre?
¡Eres un Payaso!
Vistes la casaca y te enharinas la cara.
La gente paga y quiere reírse aquí
y, si Arlequín te levanta a Colombina,
¡ríe, Payaso, y todos aplaudirán!
Cambias en chanzas el dolor y llanto;
en burlas los sollozos...
¡Ríe, Payaso, de tu amor destrozado! 
¡Ríe del dolor 
que envenena tu corazón !

(Entra, convulso, bajo la tienda)


 
ATTO II
(La stessa scena di prima. Sono in 
scena tutti i personaggi e il pubblico 
sta arrivando a poco a poco)

LE DONNE 
Ohe! Ohe! Presto! Presto, affrettiamoci. 
Svelto, compare 
che lo spettacolo 
dee cominciare. 
Cerchiam di metterci 
ben sul davanti.

TONIO
Si da principio, 
avanti, avanti!

GLI UOMINI
Veh, come corrono 
le bricconcelle! 
Accomodatevi, comare belle. 
O Dio, che correre 
per giunger tosto qua!

TONIO
Pigliate posto!

CORO
Cerchiamo posto! 
Ben sul davanti! 
Cerchiam di metterci 
ben sul davanti, 
che lo spettacolo 
dee cominciare.

TONIO
Avanti! 
Pigliate posto, su!

LE DONNE
Ma non pigiatevi, 
pigliate posto! 
Su, Beppe, aiutaci, 
v'è posto accanto!

UNA PARTE DEL CORO
Suvvia, spicciatevi
incominciate! Perché tardate?
Siam tutti là.

BEPPE
Che furia, diavolo! 
Prima pagate. 
Nedda, incassate.

UN'ALTRA PARTE DEL CORO
Veh, si accapigliano! 
Chiamano aiuto! 
Ma via, sedetevi 
senza gridar.

SILVIO
Nedda!

NEDDA
Sil cauto! 
Non t'ha veduto.

SILVIO
Verrò ad attenderti; 
non obliar!

CORO
Di qua! Di qua!
Incominciate! 
Perché tardar? 
Suvvia questa commedia! 
Facciam rumore! 
Diggià suonar ventitré ore! 
Alo spettacolo ognun anela! Ah! 
S'alza la tela! 
Silenzio! Olà!

La Comedia

NEDDA (Colombina) 
BEPPE (Arlecchino)
CANIO (Pagliaccio)
TONIO (Taddeo)

(La tela del teatrino si alza. La scena
rappresenta una stanzetta con un 
tavolo e due sedie. Nedda, in costume 
da Colombina, passeggia amiasa)

NEDDA (Colombina) 
Pagliaccio, mio marito, 
a tarda notte sol ritornerà. 
E quello scimunito di Taddeo, 
perché mai non é ancor quà? 

LA VOCE DI BEPPE (Arlecchino)
Oh! Colombina, il tenero 
fido Arlecchin è a te vicin! 
Di te chiamando e sospirando, 
aspetta il poverin! 
La tua faccetta mostrami, 
ch'io vo' baciar senza tardar, 
la tua boccuccia. 
Amor, mi cruccia e mi sta a tormentar! 
Ah, Colombina! 
schiudimi il finestrin, 
che a te vicin di te chiamando 
e sospirando e il povero Arlecchin! 
A te vicin è Arlecchin!

NEDDA (Colombina) 
Di fare il segno convenuto appressa 
l'istante ed Arlecchino aspetta!

Nedda si siede al tavolo, volgendo le
spala alla porta. Ora Tonio vestito
come il servo Taddeo. Non visto do
Nedda, si arresta a contemplarlo)

TONIO (Taddeo)
E dessa! Dei, come e bella!

(Il pubblico ride)

Se alla sua rubella 
io disvelassi 
l'amor mio che commuove sino i sassi! 
Lungi e lo sposo, 
perchè non oso? 
Soli noi siamo 
e senza alcun sospetto! 
Orsù! Proviamo!

(Sospira lungo, esagerato. 
Il pubblico ride)

NEDDA (Colombina)
(Volgendosi)
Sei tu, bestia?

TONIO (Taddeo) 
Quell'io son, si!

NEDDA (Colombina) 
E Pagliaccio e partito?

TONIO (Taddeo) 
Egli partì!

NEDDA (Colombina) 
Che bi cosi impalato? 
Il pollo hai tu comprato?

TONIO (Taddeo) 
Ecco, Vergin divina!

(Precipitandosi in ginocchio 
offrendo il paniere) 

Ed anzi eccoci entrambi ai piedi tuoi 
poiché l'ora e suonata, 
o Colombina 
di svelarti il mi cor. 
Di', udirmi vuoi? 
Dal di...

NEDDA (Colombina)
(Strappandogli paniere) 
Quanto spendesti dal trattore?

TONIO (Taddeo) 
Uno e cinquanta. 
Da quel di il mio core...

NEDDA (Colombina) 
Non seccarmi, Taddeo!

(Arlecchino scovata la finestra e mette
sul tavolo una bottiglia; poi va versa
Taddeo, mentre questo finge di non
vederlo)

TONIO (Taddeo) 
So che sei pura 
e casta al par di neve! 
E ben che dura ti mostri 
ad obbliarti non riesco!

BEPPE (Arlecchino)
(Pigia Taddeo per l'orecchio e gli 
da un calcio) 
Va a pigliar il fresco

(Il pubblico ride)

TONIO (Taddeo)
(Retrocede do comicamente) 
Numi! S'aman! 
M'arrendo ai detti tuoi. 
Vi benedico! La, veglio su voi!

(Taddeo esce; il pubblico applaude)

NEDDA (Colombina) 
Arlecchin!

BEPPE (Arlecchino) 
Colombina! 
Alfin s'arrenda 
ai nostri prieghi amor!

NEDDA (Colombina) 
Facciam merenda.

(Siedono a tavolo uno in faccia all'altro) 

Guarda, amor mio, che splendida 
cenetta preparai!

BEPPE (Arlecchino) 
Guarda, amor mio, che nettare 
divino t'apportai!

INSIEME 
L'amor ama gli effluvi 
del vin, della cucina!

BEPPE (Arlecchino) 
Mia ghiotta Colombina!

NEDDA (Colombina)
Amabile beone!

BEPPE (Arlecchino)
(Prendendo un'ampolliera) 
Prendi questo narcotico, 
dallo a Pagliaccio 
pria che s'addormenti, 
e poi, fuggiam insiem.

NEDDA (Colombina) 
Si, porgi.

(Taddeo entra tramando
esageratamente) 

TONIO (Taddeo) 
Attenti! 
Pagliaccio é là tutto stravolto, 
ed armi cerca! Ei sa tutto.
Io corro a barricarmi!

(Esce precipitosamente e chiude 
la porta)

NEDDA (Colombina)
(Ad arlecchino)
Via!

BEPPE (Arlecchino)
(Scavalca la finestra)
Versa il filtro ne la tazza sua.

(Entra Canio, vestito in costume 
di pagliaccio)

NEDDA (Colombina) 
A stanotte, 
e per sempre, io sarò tua!

CANIO (Pagliaccio)
(Fra sè)
Nome di Dio! 
Quelle stesse parole!
Coraggio!

(a Colombina)

Un uomo era con te.

NEDDA (Colombina) 
Che folle! 
Sei briaco?

CANIO (Pagliaccio) 
Briaco, sì, da un'ora!

NEDDA (Colombina) 
Tornasti presto.

CANIO (Pagliaccio)
(Con intenzione) 
Ma in tempo! 
T'accora, dolce sposina?

(Riprendendo la commedia) 

Ah, sola io ti credea 
e due posti son là.

NEDDA (Colombina) 
Con me sedea Taddeo, 
che là si chiuse per paura.

(Verso la porta) 

Orsù, parla!

TONIO (Taddeo) 
Credetela. Essa é pura! 
E abborre dal mentir 
quel labbro pio!

(Il pubblico ride forte)

CANIO (Pagliaccio)
(Rabbiosamente al pubblico) 
Per la morte!

(Poi, a Nedda) 

Smettiamo! 
Ho dritto anch'io
d'agir come 
ogni altr'uomo. 
Il nome suo!

NEDDA
(Fredda e sorridente)
Di chi!

CANIO
Vo' il nome dell'amante tuo,
del drudo infame 
a cui ti desti in braccio,
o turpe donna!

NEDDA
(Sempre recitando la commedia)
Pagliaccio! Pagliaccio!

CANIO 
No, Pagliaccio non son! 
Se il viso é pallido 
é di vergogna e smania di vendetta! 
L'uom riprende i suoi dritti, e il cor 
che sanguina vuoi sangue a lavar l'onta. 
O maledetta! 
No, Pagliaccio non son! 
Son quel che stolido ti raccolse 
orfanella in su la via, 
quasi morta di fame, 
e un nome offriati! 
Ed un amor ch'era febbre e follia!

DONNE 
Comare, mi h piangere! 
Par vera questa scena!

UOMINI 
Zitte, laggiù! 
Che diamine!

SILVIO
(Fra sè) 
Io mi ritengo appena!

CANIO 
Sperai, tanto il delirio 
accecato m'aveva, 
se non amor, pietà, mercé! 
Ed ogni sacrifizio 
al cor, lieto, imponeva, 
e fidente credeva 
più che in Dio stesso, in te! 
Ma il vizio alberga sol 
ne l'alma tua negletta; 
tu, viscere non hai... 
Sol legge é il senso a te; 
Va, non meriti il mio duol 
o meretrice abbietta! 
Vo' nello sprezzo mio, 
schiacciarti sotto i piè!

LA FOLLA 
Bravo!

NEDDA
(Fredda ma seria) 
Ebben, se mi giudichi 
di te indegna, 
mi scaccia in questo istante.

CANIO
(Sogghignando) 
Ah, ah! 
Di meglio chiedere non dei 
che correr tosto al caro amante. 
Sei furba! 
No, per Dio, tu resterai, 
e il nome del taro ganzo mi dirai.

NEDDA
(Cercando di riprendere la commedia) 
Suvvia, cosi terribile
da verità non ti credeo! 
Qui, nulla v'ha di tragico. 
Vieni a dirgli, o Taddeo, 
che l'uom seduto or dianzi a me vicino 
era il pauroso ed innocuo Arlecchino!

(Risa tosto represse dall'attitudine di 
Canio)

CANIO
(Terribile) 
Ah! Tu mi sfidi! 
E ancor non l'hai capita 
ch'io non ti cedo? Il nome, 
o la tua vita!

NEDDA 
No, per mia madre! 
Indegna esser poss'io,
quello che vuoi, 
ma vil non son, per Dio! 
Di quel taro sdegno 
é l'amor mio più forte. 
Non parlerò. No, a costo della morte!

(Si ode un mormorio tra la folla)

CANIO
(Urlando afferra un coltello) 
Il nome! Il nome!

NEDDA 
No!

SILVIO
(Snudando il pugnale)
Santo diavolo!
Fa davvero...

CANIO
Di morte negli spasmi 
lo dirai!

LA FOLLA 
Ferma!

CANIO 
(Canio, in un parossismo di colera,
afferra Nedda e la colpisce col pugnale)
A te!

NEDDA 
Soccorso... Silvio!

SILVIO
(Arrivando in scena) 
Nedda!

CANIO
(Si volge come una belva, balza presso
de lui e lo colpisce col pugnale)
Ah! Sei tu! Ben venga!

(Silvio cade come fulminato)

LA FOLLA 
Gesummaria!

(Mentre parecchi si precipitano verso
Canio per disarmarlo, egli, immobile,
istupidito lascia cadere il coltello)

CANIO
La commedia è finita!

FINE
ACTO II
(La escena igual que antes. En el
escenario, todos los personajes y
el público que está llegando)

MUJERES
¡Ohé! ¡Ohé! ¡Deprisa! ¡Deprisa!
¡Apresurémonos! 
Atento, compadre, 
que el espectáculo 
debe comenzar 
Vamos a ponernos bien delante.

TONIO 
Si, va a comenzar, 
¡adelante! ¡adelante!

HOMBRES 
¡Mira cómo corren 
las briboncillas! 
Acomódense, bellas comadres. 
¡Oh, Dios, cómo corren 
para coger un buen sitio!

TONIO
¡Cojan sitio!

CORO
¡Buscamos sitio! 
¡Bien delante! 
Queremos ponernos 
bien delante, 
que el espectáculo
debe comenzar.

TONIO
¡Adelante! 
¡Cojan sitio, vamos!

MUJERES
Pero, ¡no os atropelléis! 
¡coged sitio! 
Vamos, Beppe, ¡ayúdanos, 
hay un sitio aquí, al lado!

UNA PARTE DEL CORO 
Vamos, vamos, daos prisa, 
¡comenzad! ¿Por qué tardáis? 
Ya estamos todos.

BEPPE
¡Qué furia, diablos! 
Antes, pagad. 
Nedda, recauda.

OTRA PARTE DEL CORO 
¡Mira, riñen! 
¡Piden ayuda! 
Pero venga, siéntese, 
sin gritar.

SILVIO
¡Nedda!

NEDDA
¡Sé cauto! 
¡No te ha visto!

SILVIO
Vendré a esperarte; 
¡no te olvides!

CORO
¡Aquí! ¡Aquí!
¡Comenzad! 
¡Por qué tardáis? 
¡Vamos ya con la comedia! 
¡Hagamos ruido! 
¡Ya han dado las once! 
¡Todos quieren el espectáculo! ¡Ah! 
¡Se levanta el telón! 
¡Silencio! ¡Ya!

La Comedia

NEDDA (Colombina)
BEPPE (Arlequín)
CANIO (Payaso)
TONIO (Tadeo)

(El telón del teatro se alza. La escena 
representa una pequeña habitación
con una mesa y dos sillas. Nedda,
disfrazada de Colombina, pasea)

NEDDA (Colombina) 
Payaso, mi marido, no volverá
hasta bien entrada la noche.
Y el tonto de Tadeo... 
¿por qué no está ya aquí?

VOZ DE BEPPE (Arlequín)
¡Oh! Colombina, 
el tierno y fiel Arlequín está aquí... 
¡Llamándote y suspirando, 
espera el pobrecito! 
Tu carita muéstrame, 
que quiero besar sin tardar, 
tu boquita. 
Amor, ¡me crucifica y me atormenta! 
¡Ah, Colombina! 
¡Ábreme el ventanuco, que, 
junto a ti llamándote y suspirando
está el pobre Arlequín! 
¡Junto a ti está Arlequín!

NEDDA (Colombina) 
¡De hacer la señal convenida 
se acerca la hora y Arlequín espera!

(Nedda se sienta a la mesa, de
espaldas a la puerta. Entra Tonio,
disfrazado de Tadeo. Sin que lo vea
Nedda, se sitúa para contemplarla)

TONIO (Tadeo) 
¡Es ella! ¡Ah, qué bella es!

(El publico ríe).

!Si a esa fierecilla
le desvelase yo mi amor
que conmueve hasta a las piedras!
Lejos está el esposo...
¿por qué no me atrevo?
¡Solos estamos,
y sin sospecha alguna!
¡Ánimo, probemos!

(Un largo suspiro, exagerado; 
el público ríe)

NEDDA (Colombina)
(Volviéndose) 
¿Eres tú, animal?

TONIO (Tadeo)
Ése soy yo, ¡si!

NEDDA (Colombina) 
Y, Payaso, ¿se ha ido?

TONIO (Tadeo) 
¡Se ha ido!

NEDDA (Colombina) 
¿Qué haces así, atontado? 
¿Has comprado el pollo?

TONIO (Tadeo) 
¡Aquí está, virgen divina!

(Precipitándose, de rodillas, 
ofreciendo el cesto) 

Y, además, aquí estamos los dos, 
míranos ¡a tus pies!
Ha llegado la hora, ¡oh, Colombina!, 
de abrirte mi corazón. 
¿Quieres oírme? 
Desde el día...

NEDDA (Colombina)
(Cogiéndole el cesto)
¿Cuánto has gastado en el tendero?

TONIO (Tadeo)
Uno y cincuenta. 
Desde aquel día, mi corazón...

NEDDA (Colombina) 
¡No me fastidies, Tadeo!

(Arlequín trepa par la ventana y 
pone en la mesa una botella;
después, va hacia Tadeo, 
mientras éste finge no verlo)

TONIO (Tadeo) 
¡Sé que eres pura 
y casta, como la nieve! 
Y, aunque te muestras dura, 
¡no puedo olvidarte!

BEPPE (Arlequín)
(Coge a Tadeo por la oreja y 
le da una patada) 
¡Vete a tomar el fresco!

(El público ríe)

TONIO (Tadeo)
(Retrocediendo, con comicidad) 
¡Dioses! ¡Se aman! 
Me rindo a tus órdenes. 
¡Os bendigo! ¡Velo por vosotros!

(Sale Tadeo; el público le aplaude).

NEDDA (Colombina) 
¡Arlequín!

BEPPE (Arlequín) 
¡Colombina! 
¡Al fin amor se rinde 
a nuestros ruegos!

NEDDA (Colombina) 
Merendemos.

(Se sientan uno frente al otro)

¡Mira, amor mío, 
qué espléndida cenita he preparado!

BEPPE (Arlequín) 
¡Mira, amor mío, 
qué néctar divino te he traído!

AMBOS 
¡El amor ama los efluvios 
del vino y la cocina! 

BEPPE (Arlequín) 
¡Mi glotona Colombina!

NEDDA (Colombina) 
¡Amable borrachín!

BEPPE (Arlequín)
(Cogiendo una botella) 
Coge este narcótico, 
dáselo a Payaso 
antes de que se duerma, 
y, después, nos fugamos juntos.

NEDDA (Colombina) 
Si, dame.

(Tadeo entra, temblando
exageradamente). 

TONIO (Tadeo) 
¡Cuidado! 
¡Payaso está ahí, muy trastornado... 
¡Armas busca! Lo sabe todo. 
¡Yo corro a protegerme!

(Sale, precipitadamente, y cierra 
la puerta)

NEDDA (Colombina)
(A Arlequín) 
¡Vete!

BEPPE (Arlequín)
(Mientras escala por la ventana) 
¡Vierte el filtro en su copa!

(entra Canio, disfrazado de 
Payaso)

NEDDA (Colombina) 
¡Hasta esta noche y, 
por siempre seré tuya!

CANIO (Payaso)
(Para sí)
¡En el nombre de Dios! 
¡Son las mismas palabras!
¡Valor!

(a Colombina)

¡Había un hombre contigo!

NEDDA (Colombina) 
¡Qué locura! 
¿Estás borracho?

CANIO (Payaso) 
¡Borracho! Si, ¡desde hace una hora!

NEDDA (Colombina) 
Has vuelto pronto.

CANIO (Payaso)
(Con intención) 
Pero, ¡a tiempo! 
¿Te confunde, mi dulce esposa?

(Retomando la comedia) 

¡Ah, te creía sola 
y ahí hay dos cubiertos!

NEDDA (Colombina) 
Conmigo estaba Tadeo, 
que ahí se ha encerrado, por miedo

(Hacia la puerta) 

¡Vamos! ¡Habla!

TONIO (Tadeo) 
Creedla. ¡Ella es pura! 
¡Y sus labios píos 
aborrecen la mentira!

(El público ríe a carcajadas)

CANIO (Payaso)
(Con mucha rabia, al público) 
¡Por la muerte!

(Luego, a Nedda) 

¡Terminemos la comedia! 
Tengo derecho, yo también,
a comportarme como 
cualquier otro hombre. 
¡Su nombre!

NEDDA
(Fría y sonriente)
¿De quién?

CANIO 
Quiero el nombre de tu amante, 
del canalla infame 
en cuyos brazos te arrojaste, 
¡oh, sucia mujer!

NEDDA
(Sigue ajustándose a la comedia) 
¡Payaso! ¡Payaso!

CANIO
¡No, yo no soy Payaso!
¡Si el rostro es pálido
es por vergüenza y furor de venganza!
El hombre reclama sus derechos 
y el corazón que sangra, 
quiere sangre para lavar la injuria.
¡Oh, maldita! ¡No! ¡No soy Payaso!
¡Soy el imbécil que te recogió,
huérfana, de la calle,
casi muerta de hambre, 
y te ofreció necia, un nombre!
¡Y, un amor, que era fiebre y locura!

MUJERES
Comadres, ¡me hace llorar!
¡Parece tan real esta escena!

HOMBRES
¡Callaos, las de ahí abajo! 
¡Qué diablos!

SILVIO
(Para sí) 
¡Apenas me contengo!

CANIO 
Esperaba, en mi ciego delirio, 
si no amor, 
¡al menos, piedad, agradecimiento!
¡Y los sacrificio a mi corazón,
contento imponía, y, lleno de fe, 
creía más que en el mismo Dios, 
en ti! 
Pero sólo el vicio alberga 
en tu alma negligente; 
tú, tú no tienes entrañas...; 
tu única ley son los sentidos. 
Vete, no te mereces mi dolor, 
¡meretriz abyecta! 
¡Quiero, con todo mi desprecio, 
aplastarte bajo mi pie!

LA GENTE 
¡Bravo!

NEDDA
(Fría, aunque seria) 
Pues, bien, 
si me juzgas, indigna de ti, 
échame ahora mismo.

CANIO
(Con astucia) 
¡Ah! ¡Ah! 
Nada mejor que salir corriendo 
a los brazos del amante... 
¡Eres lista! 
¡No, por Dios que te quedarás aquí, 
y me dirás el nombre de ese pájaro! 

NEDDA
(Intentando retomar la comedia)
Vamos, ¡tan terrible,
de verdad, no te creía! 
Aquí, no hay nada de trágico. 
Ven a decírselo, ¡oh, Tadeo! 
que el hombre sentado frente a mí 
era el miedoso e inocuo Arlequín!

(Contiene, en seguida, su risa ante 
la actitud de Canio)

CANIO
(Terrible)
¡Ah! ¡Me estas desafiando! 
¿Aún no te has enterado de 
que no voy a ceder? 
¡El nombre o tu vida!

NEDDA 
¡No, por mi madre! 
Indigna seré yo, 
todo lo que tú quieras, 
pero, no soy vil, ¡por Dios! 
Más fuerte que tu desdén es mi amor: 
No hablaré. 
¡No, aún a riesgo de muerte!

(Se oye un murmullo entre la gente)

CANIO
(Gritando, agarra un cuchillo)
¡El nombre! ¡El nombre!

NEDDA 
¡No!

SILVIO
(Desenvainando un puñal)
¡Diablos!
Lo hace en serio...

CANIO 
¡Entre espasmos de muerte 
me lo dirás!

LA GENTE 
¡Detente!

CANIO 
(Canio, en un paroxismo de cólera,
agarra a Nedda y la apuñala)
¡Toma!

NEDDA 
¡Socorro...! ¡Silvio!

SILVIO
(corre en su ayuda)
¡Nedda!

CANIO
(Se vuelve, como una fiera, se 
arroja sobre él y lo apuñala)
¡Ah! ¡Eres tú! ¡Bienvenido!

(Silvio cae, fulminado)

LA GENTE 
¡Jesús, María y José!

(Mientras varios se precipitan sobre
Canio para desarmarlo, él, inmóvil,
estupefacto, deja caer el cuchillo)

CANIO
¡La comedia ha terminado!

FIN
 

Agradecimiento

Agradecemos especialmente la gentileza de los sitios web: Intermezzo, de Rafael Torregrosa Sánchez; y Kareol, de Eduardo Almagro López, por permitirnos utilizar parte de sus contenidos.